Adomicilio

Domicilio, ben diverso da casa, è lo spazio fino alla porta, è un campanello fino al limite sacro, invalicabile, della soglia; una firma malfatta come traccia dell’incontro distratto tra un braccio teso da dietro la porta e una divisa dai colori sgargianti.
Ai tempi del virus ADOMICILIO è invece l’energia di chi reinventa la propria attività aggiungendo quel pezzo di strada per cercare di dare futuro al proprio lavoro, per sè, per i propri collaboratori, per mantenere vivo il desiderio, di un libro, di una birra artigianale, di un’insalata del campo.
ADOMICILIO è avvicinare le distanze, è la casa che abiti, ma anche la città che ti viene a suonare. A DOMICILIO è scoprire che le montagne possono andare da Maometto e che la natura sta mettendo tutta se stessa per spostarsi e bussarci a casa, uno per uno. Rimanere chiusi per capire che è tempo di aprire, altrimenti è stata una prigionia inutile.