Distanziamento sociale
Le radici storiche di questa misura preventiva sono molto più profonde di quello che pensiamo. Se infatti risaliamo nel passato, il celebre medico Quinto Tiberio Angelerio nella propria opera intitolata Ectypa pestilentis status Algheriae Sardiniae, indica il distanziamento sociale come una delle 57 instructions da lui stilate per fronteggiare l’epidemia di peste che aveva colpito nel 1582 la città di Alghero.
La XXXVII instructio indicava infatti di mantenere una distanza di circa 6 passi da un’altra persona e di portare obbligatoriamente con sé una canna della stessa lunghezza quando si usciva. Gli stessi luoghi di vendita, in particolare le macellerie, dovevano essere dotati di parapetti (parabonda) che impedissero l’avvicinarsi al banco, stessa cosa dovevano adottare coloro che vendevano pane, vino e generi alimentari (XXXVIII Instructio). I luoghi di fede seguivano le stesse regole dei luoghi di commercio, i confessionali dovevano nella loro apertura centrale avere un vetro o un cristallo in modo che ci fosse una seperazione fisica fra confessore e confessato, le funzioni religiose implicavano il mantenimento della distanza. L’uscita era sempre subordinata al rilascio da parte del Guardiano del Morbo di un autorizzazione. Quest’ultima era una figura di vigilanza sulle condizioni sanitarie delle persone appartenenti a un quartiere o ai passeggeri e marinai di una nave. Quanto lasciatoci da Angelerio fu di grande valore scientifico e divulgativo, le proprie Instructions scritte appositamente in catalano per essere comprese e adottate da tutti permisero un contenimento della peste e negli anni successivi una ripresa, seppur faticosa, della vita della città portuale.