Tatto
Il tatto, di tutti i sensi quello più trascurato, ce ne ricordavamo solo per afferrare le cose, invece ora aneliamo il toccarci, sentire la presenza degli altri sulla pelle.
Saremo più pronti a lasciare che le cose tocchino noi piuttosto che essere noi a cercare di afferrare cose e persone e questo significherà essere più connessi con la Natura, con ciò che accade intorno a noi, essere aperti, non nuocere.
In questo nuovo accarezzarsi avremo imparato, chissà, a non prevalere sull’altro, avvertiremo il suo spazio e ne avremo cura e quando saremo di nuovo tutti insieme sarà meno rumore e distrazione, sarà un toccarsi consapevole dell’enormità del gesto e del dolore della separazione, consapevole della differenza e dell’unità possibile.
Senza stare fianco a fianco come si fa la ribellione?
Sarà assembramento. Ritornare nelle strade, tra le gente. Sarà, deve esserlo, un modo nuovo di fare politica memore di quanto è facile farsi assoggettare e governare con la paura.
Sarà una nuova socialità e una nuova poetica e politica della relazione e adegueremo i nostri spazi per coltivarla.