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Porta

Se l’apertura è una discontinuità, un punto debole in un elemento di separazione, attraverso il quale è possibile la contaminazione del chiuso dall’aperto, del dentro dal fuori, dell’ io dall’altro, la porta è la cura.
La porta definisce le modalità di questa contaminazione: come un medicamento, favorisce i processi riparativi della lesione.
La porta è ciò che definisce l’apertura, le da un contorno, la rende visibile, la protegge dal rischio di diventare varco, fino alla scomparsa del margine, della soglia.
La porta è un dispositivo che rende abitabile la soglia, la trasforma in luogo, dove è possibile percepire.
La porta rende visibile il momento critico di un percorso o dell’incontro di più percorsi, indica quel luogo dove è possibile l’attraversamento; lo tematizza e gli dà un senso.
Curando la vertigine causata dall’alterazione dell’equilibrio, dal vuoto che questo ha creato, dal rischio che si trasformi in gorgo, la porta riscatta la presenza che vuole esserci aprendola all’ascolto dove l’apertura diventa ricerca di senso, si apre al cambiamento.
Non resta altro che rimettersi in cammino.

- Mario MarcheLessico di ChiaravalleLa Repubblica di Chiaravalle