D.

Deroga

Il carrello della spesa apparentemente abbandonato sul marciapiede: “Chi ha bisogno prenda, chi può doni”. Dentro, qualche pacco di pasta e del latte a lunga conservazione.

Nei tempi dell’iper-norma, dove addirittura si definiscono le fattispecie degli affetti per decreto, lo spazio pubblico della città diventa luogo della relazione a distanza, delle reti di solidarietà, della prossimità che si fa carne e nello stesso tempo è invisibile. Una prossimità dove non ci si guarda negli occhi. Una prossimità lontana, ossimoro di questi tempi sospesi. Manifestini attaccati ai muri “chi ha bisogno di aiuto chiami qua. Vi portiamo la spesa, chiacchieriamo al telefono se vi sentite soli.”. Non c’è timbro affissioni, non c’è richiesta di occupazione suolo pubblico. Lo spazio pubblico della città in deroga, nell’epoca dell’iper-norma. Saltano le regole del ‘900 sull’uso della città pubblica, per riportare l’umano al centro delle relazioni. Come la natura si è riaffacciata nelle città della pandemia e i leprotti attraversano senza rispettare le strisce, così l’umano entra nello spazio pubblico normato e rimette al centro la relazione, in barba ai regolamenti che normano usi e tempi della città.  Nel Lockdown la città di carne ha trovato il suo equilibrio per restare in piedi. Le piazze vuote e i carrelli della solidarietà che segnano lo spazio dell’assenza per ricordare che ci siamo e ci curiamo da lontano. Lo spazio pubblico come luogo di cura delle relazioni. Uno spazio sicuro, perchè si fa cura. Quando ricominceremo ad uscire, proviamo a ridisegnare le norme, prima di ridisegnare gli spazi.

- Ilda CurtiAssociazione IURLo Stato dei Luoghi