C.

Corpo

Il corpo non è solo l’organismo che anima la nostra vita biologica, la macchina perfetta dispiegata e rappresentata nel De humani corporis fabrica da Andrea Vesalio.

Le emergenze fanno spesso, o sempre, affiorare ciò che è essenziale, ciò che non si può eliminare. Il virus attacca il corpo, il suo respiro. Per evitare il contagio occorre che i corpi stiano a distanza, distaccati, quando invece il corpo è concepito per unirsi: toccare, accarezzare, abbracciare, baciare, urtare, lottare. Nemmeno nel momento dell’addio le mani possono stringere altre mani. Rimane solo la voce.

Il corpo che rimane a distanza è un corpo circoscritto, delimitato nel suo raggio di sicurezza. Eppure è un corpo che cerca di dire a ogni occasione, che non si priva della sua tensione alla comunicazione, al sentirsi e al mettersi in comune. È un corpo che si protende, pur senza toccarli, verso altri corpi, come i fiori verso la luce. È un corpo che vuol farsi vedere, esporsi; che copre il volto ma lascia scintillare gli occhi; che rimane in casa ma si affaccia ai balconi; che sorride con i capelli sfatti davanti alle finestre telematiche.

La quarantena ci permette di cogliere l’essenziale, pur nella negazione: il corpo è una potente macchina di comunicazione.

- Salvatore ZingalePolitecnico di Milano