Cinema all’aperto
Vocabolo ingannevole, ancora in circolazione come un fossile non riconosciuto, sopravvive in una società come quella italiana con un’età della popolazione molto avanzata, dove ancora riecheggia il ricordo delle arene estive, raduno di massa di cinefili popolari. Oggi questa forma di spettacolo è praticata da pochissimi estimatori della seconda visione e sopravvive nel circuito feticistico dei festival cinematografici.
La realtà del cinema all’aperto oggi è quella del circuito di videosorveglianza cittadino, un tipo di cinema praticato e agito da tutti. Il filosofo Bardiu-Cumsky lo ha definito in una nota videolezione “il corpo cinematico sociale”, delineando la definizione di cinesocietà o società cinematica. Ad essa si riferisce anche la seconda natura di massa del cinema all’aperto, cioè la visione individuale di contenuti massmediali nei propri smartphone e strumenti hi- tech di visione corporea, praticata in tutti gli spazi pubblici. Si segnalano infine alcune pratiche artistiche di rimanipolazione di cinema privato casalingo portato a una dimensione pubblica, una forma estrema di visione cinematografica che per i suoi tratti di ossessività e pulsione perversiva è stato inserito fra le malattie psicotiche della società cinematica.