Z.

Zero

Ci stiamo trovando a dover dare un valore anche allo zero. Oltre a quello di zero, ovvio. Più di un valore, in realtà.
Zero è il paziente che non c’è, che non ci sarà mai perché trovare lo zero significa trovare l’untore primario e il capro espiatorio, per assolverci dalle responsabilità, dai doveri, zero conseguenze.
Zero è il fattore di erre, quello dell’infettività dei virus, che in realtà non è zero, ma comunque zero si chiama. Senso? Zero. Ma non per chi di matematica ne mastica.
Zero è l’anno che potrebbe essere il primo, il punto di arrivo esplosivo, il punto di ripartenza, perché tutti gli altri non contano, non hanno valore, o è comunque minore di zero anche se sono durati molto, troppo, di più.
Zero è quello che si meritano, dice, le persone che invece applaudiamo, che congratuliamo, che sacrifichiamo per tornare a leggere in tabella il numero zero.
Zero è quello che si sospetta avremo imparato, anche dopo tutte le riflessioni, i pipponi, le filippiche in diretta.
Zero inteso come cerchio che non quadra, che ci riporta all’inizio, come se non fosse successo nulla.

Niente. Zero.

- Alex Valente