X.

Xerografia

Dalla finestra, guardiamo fissi, un tempo immobile, apparentemente estraneo.

Il mondo è a un passo e si nasconde dietro il telaio e la trasparenza del vetro.

La paura del cambiamento, del non tornare ad essere quelli che eravamo, semplicemente ieri, ci rende inermi e fragili.

Eppure, quell’immagine persa e difesa con il coltello tra i denti, non ci apparteneva fino in fondo. Quella di corpi inquieti senza definizione, vaganti nel nome di una libertà vacua e perduta, racconta ciò che oggi non siamo e non saremo mai più.

Ogni giorno, in questo tempo più giusto, superato il diktat del tutto e subito, ci riscopriamo non eterni e viviamo per la prima volta il limbo di una sospensione, nell’attesa di una nuova condizione.

Ed ecco, che quell’umanità persa si rivela nel riflesso di un corpo alla finestra, il mio, il tuo, non più semplice copia di sé ma prima traccia di un racconto in cui ritrovare un <<io>> nuovo, che riscopre l’importanza di essere e non apparire.

Non ci saranno più duplicati e l’autentico, l’appropriato, l’appartenenza per le persone e il mondo che ci circonda, descriveranno una nuova storia, unica, collettiva, sentita e universale. 

Il potente racconto di ciò che siamo tutti i giorni nel microcosmo della casa, luogo infinito in cui scoprire ciò che siamo, vivi e uniti, più di quanto non fossimo, semplicemente, ieri.

- Maria GelviUniversità degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli"