Volontariato
Come ogni vocabolario degno di questo nome, partiamo dalla definizione. “Prestazione volontaria e gratuita della propria opera, e dei mezzi di cui si dispone, a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza, esplicata per far fronte a emergenze occasionali oppure come servizio continuo” (fonte: Treccani).
Sembra passato un secolo dalla scorsa estate, quando i volontari, che in quel momento stavano gestendo l’emergenza migranti, erano stati messi alla gogna pubblica come pericolosi attentatori dello Stato e nemici del popolo italiano. Cosa è successo dal 5 agosto 2019, quando il Consiglio dei Ministri ha approvato le dure pene per i volontari contenute nel Decreto Sicurezza Bis, al 28 marzo 2020? Una pandemia, un’emergenza globale.
Sabato 28 marzo, ormai come ogni sabato sera in questo mese, abbiamo assistito al discorso a reti unificate del Presidente del Consiglio: la parola volontariato, e i suoi affini, è stata citata circa 5 volte elogiando la “catena di solidarietà” che le associazioni hanno saputo creare. “Siamo tutti nella stessa barca”, viene scandito con tono stentoreo, ma noi, volontari, lo sapevamo già a luglio, l’abbiamo sempre saputo e lo sappiamo ora. I volontari che in estate erano impegnati in terra e in mare, sono gli stessi che oggi consegnano la spesa per il Comune di Milano, sono gli stessi che prestano servizi sanitari negli ospedali lombardi.
Gli uomini di buona volontà ci saranno sempre, ma speriamo in un mondo in cui non ci sia più bisogno di volontari.