Uguaglianza
Non è vero che siamo tutti uguali davanti al virus, non è vero nemmeno che siamo tutti ugualmente esposti al contagio. La pandemia al contrario mi pare abbia reso evidenti e brucianti diversi modi in cui non siamo ugualmente vulnerabili. La dimensione domestica e quella digitale sono quelle macroscopiche: casa non è per tutti un luogo sicuro e accogliente così come la possibilità di essere connessi dipende dal possesso di un device, dalla quantità dei giga che puoi permetterti di acquistare, dal wi-fi. Ma ci sono anche l’accesso alle cure, al cibo sano, alle informazioni, alle relazioni affettive per quanto virtuali.
Stiamo scoprendo, qualora non ce ne fossimo accorti anche “prima”, che scuola, ospedali, carceri, case di cura sono luoghi che riflettono e riproducono disuguaglianze sociali.
“Io sto bene, io sto male … una formalità, una questione di qualità” e questa qualità dipende da disparità di fattori materiali, economici, di reddito ma anche di risorse individuali culturali, dalla propria forza interiore, dalle reti sociali di cui siamo o non siamo parte e da cui dipende la possibilità di affrontare ansia e paure.
Quello che stiamo vivendo è una cartina di tornasole delle conseguenze devastanti del dilagare di disuguaglianze sociali, competizione, patriarcato. L’azione politica durante e dopo dovrà mettere al centro questo problema, l’unica alternativa al peggioramento è un cambio di rotta che vada nella direzione di poter crescere insieme, per essere più eguali nella diversità e non sarà ritornando a “produrre” e a reiterare le stesse logiche che ci riusciremo.