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Spesa

Quando qualcuno suona alla porta, il bimbo si precipita al videocitofono. Ha imparato ad accendere la telecamera e vede fuori chi arriva. Spesso chiama i nonni o gli zii. Ma non si tratta di loro.
Poi si pianta davanti alla porta e chiama a gran voce il genitore che a turno è andato a prendere il pacco. E talvolta lo chiude fuori, preso dall’eccitazione scatenata sulla maniglia.
Il pacco. Un totem messo al centro del tavolo. Il rituale dell’apertura. L’eccitazione del gesto dello scartare. Lo spry disinfettante per bonificare le cose che vengono da fuori. E poi la domanda: “regalo?”.
E si tratta magari solo di caffè.
Ma arriva da oltre il cancello, da persone nuove  con le maschere come a Carnevale, misteriose, parlano poco e sembra che volino sui piedi veloci che scattano all’indietro dopo aver lanciato il pacco. Sono divertenti da salutare con un urlato e prolungato “Ciaoooo”.

Spesa è sorpresa, magia, eccitazione. Un fuggevole scambio e la curiosità che si accende a mille. Incontro e osservazione. Sospensione e motivo di raccoglimento intorno al tavolo.
Qualcosa di tremendamente lontano dal chiassoso nevrotico affollamento, ipertrofico caricamento di pesi, passivo sollazzo della libidine colorata, coda, urla isterica.
Non per forza spendere è perdere, o accumulare. Più spesso è scegliere, arricchirsi, scambiare.
Il bimbo ha due anni e mezzo ed è un ottimo insegnante che spiega a parlare daccapo.

- Neve Mazzoleni