Società
Nelle emegenze, nelle catastrofi si afferma e si riafferma il concetto di comunità. La comunità ferita, la comunità da ricostruire. Giustamente in quelle contingenze stra-ordinarie che stravolgono gli assetti, le strutture e le relazioni sociali riemerge con forza l’idea di comunità. Ma spesso si dimentica l’altra parola che nella tradizione sociologica rappresenta il suo opposto: la società. In queste frammenti di vita disordinati, drammatici diventa sempre più necessario riformulare questo termine, questo concetto. Diventa importante poiché ci si accorge che le diverse comunità hanno bisogno di condividere valori, condividere aspettative che trascendono i limiti delle proprie appartenenze socio-territoriali. In tale orizzonte significa ricostruire inedite connessioni, nuove prospettive di vita collettiva, immaginare processi sempre più inclusivi, rinnovare quei legami già esistenti tra le differenti comunità e tra la diversità dei gruppi che le costituisce. Significa, inoltre, agire e reagire politicamente per innovare i significati di quell’agglomerato fondamentale che chiamiamo società. Quindi, dobbiamo riconoscere che non è sufficiente ricostruire la comunità, o le comunità, nella loro fragilità. Ma vi è un bisogno urgente di “fare società”. Lo sforzo è tornare a riempire di senso questa parola, riempirla di contenuti in grado di fornire risposte, pur sempre fragili e discutibili, al futuro incerto che si sta aprendo di fronte alle nostre vite.