Silenzio
Silenzio. Dopo tanto frastuono, dopo tanto scrosciare dall’esterno, il silenzio. Un silenzio di attesa, di anticipazione, di paura, anche… Un silenzio gravido di promesse che dopo una moltitudine di suoni ci fa apprezzare la solitudine di una singola performance. E allora una città diventa palcoscenico per un atto generoso di dolcissima malinconia, un assolo che da una terrazza diventa un concerto live per una metropoli, gli applausi di un pubblico che si riverberano di balcone in balcone. Questo poteva accadere solo ora, nel silenzio di una comunità raccolta in casa, in attesa, con l’orecchio teso. Ed è così che questo senso, finora così introverso, ridiventa estroverso, si espande, diventa potente, acuito dall’assenza di stimoli, diventa aria e vibra, diventa la nostra fibra acustica, il nostro collegamento all’esterno, agli altri, all’altro. Ecco, ci voleva un pò di silenzio per farci capire che la membrana che ci unisce tutti su questa terra è la stessa e vibra per tutti, bastava tendere l’orecchio nel Silenzio.