S.

Sì.

Sì, con l’accento, è la parola dell’affermazione, una delle più piccole e brevi, eppure una delle più importanti. Così importante che definisce le lingue, perché il modo in cui i parlanti dicono sì è spesso pure il modo per indicare la parlata: la lingua d’oïl era il francese arcaico (oggi lingua del oui), la lingua d’oc il provenzale, quella del sì l’italiano.

Sì è ciò che diciamo quando vogliamo comunicare apertura, inclusione, interesse, comprensione, partecipazione, positività. Il sì indica e rappresenta anzi il positivo. Può farlo facendosi bastare, con semplicità e chiarezza: chi parla difficile dice che il sì è parola olofrastica, cioè da sola costituisce, dà significato e completa un’intera frase, senza bisogno d’altro (con appena due lettere, una sillaba… se non è potere espressivo questo!); ma può farlo anche facendo seguire periodi lunghissimi. In ciò il sì è la prima porta che si dischiude su un’intera storia, ricca di immagini e parole. Il sì, cioè, è iniziatore di discorsi, e quindi, pur essendo indipendente, può decidere di non bastarsi, e dare adito a mondi nuovi e meravigliosi.

Sì è dunque la parola che da sola dice tutto o che inaugura le più diverse combinazioni del vocabolario. Sì è potenzialità, è generatore di vita. Sì, nella maggior parte dei casi, viene detto sorridendo. Sì, in fin dei conti, è il presupposto positivo per ogni progresso, quello che può aiutarci ad andare avanti.

In questo momento e in ogni momento, l’augurio per tutti è di dire il più possibile sì.

- Michele Parisi