R.

Rischio

Da ragazzi, sapevamo che ogni uscita in bicicletta o a giocare in giardino poteva risultare in una caduta ed un ginocchio sbucciato. Dopo lo spavento ed il dolore, arrivava il tempo del recupero e della crosta che cadeva, lasciando sotto la pelle nuova. E questo non ci impediva di tornare a giocare e ad accettare la probabilita’ di cadere un’altra volta. Era il nostro livello di accettazione di un evento che ci avrebbe esposti. Crescendo, abbiamo accettato altri rischi, nella nostra vita, piu’ o meno evidenti, piu’ o meno calcolabili. Perche’ appartenenti alla nostra natura labile e temporanea di esseri umani, di agenti economici e sociali.

Questa sospensione di vita della quarantena ci imporra’ una riconsiderazione di questa idea di rischio, quel senso di leggero affanno ed incertezza non più quantificabile contro un rischio talmente minuscolo come un virus, ma con un esito estremo devastante, per noi e gli altri. Da uscire per correre, per andare a comprare frutta, con timore che altri la abbiano ciancicata senza accortezza. O che potremmo essere noi gli infetti, danneggiando altri. Il nostro calcolo del rischio personale, normale in tutte le sfide della vita, si sara’ arricchito di una nuova dimensione, quella sociale. Avremo imparato che ogni decisione ha delle conseguenze e che, al loro asintoto, queste decisioni contano, hanno un impatto. Non solo sanitario, ma economico, finanziario, sociale. Un corso accelerato in gestione del rischio. E, si spera, di nuove accortezze verso gli altri. 

- Cosimo Pacciani