Realismo
Esco nel tardo pomeriggio per fare due passi fino ad arrivare ad punto in cui si vedono le stelle e, sotto i piedi, i luccichii della città. L’aria in questi giorni è fredda e il cielo e’ terso. Grazie a questo angolo di natura capisco che l’universo è turbato. La contemporaneità del freddo gelido e della presenza dei fiori di ciliegio dicono di questo turbamento. Così come l’incontro ravvicinato con gruppi di cinghiali, naturalmente schivi e crepuscolari, che scorrazzano su strade asfaltate, ora silenti e deserte.
In questo angolo di mondo, ieri ho incontrato un bambino che si era perso: l’ho riportato a casa. Su quella strada, io e lui, siamo stati a lungo col cuore in gola, tra lacrime e sospiri, sperando di trovare la via giusta perché potesse tornare tra le braccia della sua mamma e non nelle mie, che ero un’estranea. Il piccolo si era perso perché uscito di casa rincorrendo la madre, a sua volta scappata di casa dopo un litigio violento con il papà del bambino. Troppo tempo chiusi in casa, in uno spazio troppo piccolo, senza lavorare, senza vedere amici, senza avere il supporto dei nonni, senza gli svaghi di una vita normale. E’ così che l’esito di un banale litigio familiare si trasforma nell’inaudito: un bambino che esce di casa, si perde e arriva ai bordi di un bosco. Una passeggiata in tempi virali, si trasforma un’esperienza di supremazia del reale sulle parole: la realtà è superiore all’idea ha detto Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium.
Mai così vero come in questi giorni di mutazione collettiva. Mai come ora le minuzie hanno più importanza dei saperi dei dotti e delle penne degli uomini forti. Tutti messi in un angolo dalla supremazia delle piccole cose. Mai come in questo momento conta la capacità di cogliere i dettagli, le differenze – che per lo sguardo femminile sono fondamentali – per poter entrare in relazione con il reale.
Mai come in questo momento possiamo far entrare in scena un sano realismo: la realtà delle cose di contro a ciò che rispetto ad essa si pensa, si dice, si spera, si progetta. In tempi pandemici servono realisti, persone capaci di cogliere la profondità delle cose ma anche agire per fare la differenza, per imprimere con forza un segno di verità per fare scelte che rispettino la sovranità del reale – di ciò che emerge, di ciò che urge -. Uomini e donne realisti, in grado di ripristinare un ordine naturale, in cui le cose che contano hanno delle priorità e stanno al loro posto, dove cinghiali stanno nel bosco e i bambini nelle case, tra le braccia delle mamme.