Programma
Sistemi complessi che hanno caratterizzato la nostra società, incertezze che paradossalmente pensavamo conoscere, ora sono nulla di fronte a questa condizione dove pochi sono i programmi che possano stabilire un piano di intervento con risultati certi.
Forse sarà necessario riconsiderarsi attraverso nuovi metodi di programmazione. Le vite avranno bisogno di tornare ad organizzare, a costruire e nel tempo che verrà si riscopriranno nuovi modi di fare sistema, di governare i processi affinché tutto questo non sia stato vano.
Perché dopo la confusione e dopo la “mancanza”, i programmi avranno il compito non solo di indirizzare con metodo razionale ma di vedere anche con il cuore, rivolgendosi al prossimo attraverso il riconoscimento della sua sofferenza, per sollevarlo da essa costruendo nuovi beni comuni. Programmi resilienti che sappiano parlare alle persone raccogliendone i pezzi e rimettendoli insieme.
Mi piace pensare a programmi che non costruiranno edifici ma che semineranno per far nascere meravigliosi giardini…
“Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare. I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato.
Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura”.
(Paulo Coelho)