Processi
In questo tempo che, da un lato, travolge, dall’altro, inchioda, le organizzazioni appaiono denudate, fino al loro (eventuale) scheletro, intente a tamponare le proprie fragilità. Quel che resta, là dove qualcosa resta, i processi. (Per coincidenze di vita, sento risuonare l’eco, troppo poco ascoltata, di quanto accadde col sisma).
Riorientare sguardo ed energie, pensiero e azione dentro, sul nascere e sul farsi delle cose, attivando e combinando risorse proprie e altrui, latenti e non, prendendosi cura di ciò che, penetrando nelle e intrecciandosi alle trame del reale, è in grado di fare la differenza. Farsi trama, ciò che solo un’organizzazione può (non un evento, non un prodotto). Innescare, innaffiare, innestare processi.
Esigendo allo stesso tempo policy(ies), finalmente liberi dall’equivoco: una politica pubblica non è una norma, non è un bando, non è una classificazione, ma di questi si avvale al fine di creare condizioni favorevoli per processi che sappiano far fronte a esigenze collettive, di alcuni o di molti, a beneficio di tutti.