Perdita
Il contorno delle cose ha preso il segno della perdita. Spinti fino a poco prima al ritmo dell’accumulo velocissimo di potenziale, ci si trova a fare esperienza collettiva di qualcosa che frena e manda in pezzi la cornice all’interno della quale facciamo esperienza delle cose. Certamente vivere è dissipazione e perdita: si perdono l’amore, gli amici, i genitori, i posti di lavoro; e, nell’altra accezione di ‘mancare un risultato’, si perdono le competizioni, le sfide, i premi, i concorsi. Qui pero’ è il contorno dell’esperienza ad andare perduto: l’assetto sicuro e libero che avevamo di muoverci nel mondo, grazie al quale ci eravamo immaginati di non passare tra cose orribili e reali come i nostri nonni, e i nonni dei nonni. La morte, l’impossibilità di muoversi, le regole uguali per tutti, la lontananza. In breve: i limiti e il negativo. I due grandi rimossi di una società orientata al superamento dei limiti e all’espulsione della negazione dalla scena della vita. Non si tratta di imparare una lezione, ma di riconoscere un passaggio che va oltre l’emergenza e che ci mette di fronte alle sfide evolutive della nostra società. E’ come se tutto ad un tratto fossimo invecchiati, come se avessimo perso il senso di onnipotenza dell’adolescenza e ci trovassimo adulti a domandarci cosa possiamo e vogliamo fare da grandi, ora che la scuola è finita, molti amici se ne sono andati per la loro strada e noi siamo soli, di fronte alla responsabilità delle nostre scelte.