Perché
Ci soffermiamo assai poco sulle parole che stanno tra le parole; eppure sono proprio quelle a dare il senso narrativo ai nostri discorsi.
Una delle parole più importanti, tra quelle che stanno tra le parole, è la parola perché.
Una parola circondata da una nuvola semantica fatta di cause, spiegazioni, finalità, saperi, scopi, motivazioni e previsioni. Perché è l’anello di congiunzione per eccellenza per noi animali narrativi, sempre alla ricerca di un senso – passato e futuro – che dia coerenza e speranza alle nostre vite.
Sapere perché ci serve a tenere insieme la struttura narrativa del nostro mondo. Una struttura che però all’improvviso ci fa anche soffrire, quando l’incertezza bussa alla porta e i nostri perché non bastano più a contenere la complessità di quel mondo.
Impareremo (lo stiamo già imparando) che il perché non ci serve più per spiegare le cose, ma per costruirle.
Impareremo che il mondo là fuori non funziona più per cause ed effetti, bensì per interazioni. Interazioni tra il nostro modo di concepire la realtà e ciò che la realtà, così, diventa.
Una grande rivoluzione per noi e per il nostro linguaggio: da spettatori esterni, intenti a costruire spiegazioni coerenti delle cose, a sceneggiatori consapevoli e responsabili delle scelte che faremo. Solo così la nostra conoscenza diventerà dinamica, sempre pronta a reagire e a riprogrammarsi di fronte agli imprevisti che la vita ci riserva.
Una bella sfida per i perché del futuro che dovranno presto, prestissimo, andare a braccetto con i come !