P.

Pazienza

Pazienza.

Pazienza!

Sii paziente!

Rallentare. Andare piano e lontano. Procrastinare, a volte.

E quindi, la pazienza (di Giobbe) e io siamo concetti diametralmente opposti. Quanto più scalpito, ho voglia di muovermi in avanti, di scoprire, di riflettere sulle mie ispirazioni improvvise, di interessarmi, tanto più questa catena spontanea e faticosa impone la resa alla mia energia vitale. Da più giovane la consideravo una vile, fumosa e amara virtù, un’ombra mansueta senza desideri, perché imponeva perdita di tempo. Era lo stato in luogo della clausura o di un santuario, di una prigione obbligata, di una reggia o di un bunker, di una tana di reclusione, di una siepe, di mura protettive.

“Ogni limite ha una pazienza”, diceva Totò.

Tempo e pazienza.

Tra le infinite declinazioni di stato che sperimento in questi lunghi e dolorosi giorni, di sicuro sto scoprendo che la pazienza può essere anche una visione armonica, nobile e battagliera che impone coraggio morale e capacità di attesa. Non resa. Necessaria per superare il confine dell’orizzonte.

È un concetto quieto, silenzioso e astratto, una mescolanza di fermezza, persistenza e preghiera che non implica la sopportazione, ma il valore dell’attenzione e della speranza e che oggi diviene forma di azione, solidarietà, cura, potere e amore.

- Sveva Lipari