Orizzonte
Chiudo gli occhi e immagino di trovarmi in un posto infinito, in un luogo dove non riesco a capire dove si trova la sua fine. Su una spiaggia dove il mio sguardo si perde su quella linea lontana e definita che divide il cielo dal mare. In un prato immenso, dove l’orizzonte delimita nettamente i due elementi che oggi mi mancano più di ogni altra cosa: la terra e l’aria. Vorrei sedermi in cima a una montagna e guardare il mondo da lassù, dove l’orizzonte se lo guardi bene si curva e ferma il tempo, dividendo la frenesia dalla pace.
Oggi il mio orizzonte è a pochi metri da me. A occhio e croce saranno 100, riesco a vedere la fine, sembra quasi di toccarlo.
Poi chiudo gli occhi e quell’orizzonte si allontana.
Lo vedo con le mie orecchie.
Riesco a sentire suoni distanti che mi raccontano cosa sta succedendo lontano da qui. Il tram che si ferma e poi riparte, il vicino che pulisce con cura folle il vialetto di casa con lo spazzolone a ritmo cadenzato, il camion dell’immondizia che svuota i secchi riempiti da vite domestiche che ora sembra consumino più di prima, la voce timida della gente in fila al supermercato, la televisione ad alto volume di qualcuno che cerca compagnia.
Un inno di Italia.
Un’ambulanza.
Oggi l’orizzonte non lo vedo con i miei occhi, ma lo cerco e lo assaporo con le mie orecchie.
In questo silenzio oggi l’udito è la mia vista.