Mop
La vita è ampia, anche se non sempre dispone di spazi ampi. I luoghi a volte l’accolgono, altre la respingono.
Ma non di rado è il nostro sguardo incapace di vedere, che in ogni luogo, ovunque, è vita.
Non necessariamente materiale, convenzionale, simile a noi, ma l’universo pare dirci con maggiore forza proprio nel tempo inquieto, che la vita esiste in svariate forme, spesso inosservate e minori.
A noi pare che l’arte, una certa arte, conosca da sempre questa forma di vita, un po’ pioniera, un po’ selvatica, un po’ migrante, alla maniera di quelle erbe spontanee trasportate nel mondo dal vento e dagli animali.
Un anno fa abbiamo chiamato questa vita ampia, MOP.
Qui abbiamo tessuto corrispondenze artistiche e legami umani. Ci siamo scambiati nomi, accolti da tè dolce alla menta e datteri tunisini, siamo stati nella prossimità dell’arte che fa circonferenza.
Ora la vita ci insegna, che per un po’, richiede distanza un nuovo ordine della cura. Ora ci insegna la lingua di una diversa vicinanza. Possiamo re-imparare, ora, che ci sono spazi ben più arretrati del distanziamento fisico: quelli dei pregiudizi e delle avarizie, per esempio. È lì che occorre avere cura di non andare, per continuare a stare gli uni agli altri a-c-canto, come si fa nel Circolo di Irma e nello Spettacolo di Ada.