M.

Meraviglia

Ci eravamo abituati a pensare che il sentimento di meraviglia fosse associabile unicamente a tutto quello che c’impressionava per grandezza, stranezza e dimostrazione di opulenza. Prospettiva deformata di un tempo che è destinato a passare e che non ci deve più rappresentare. Invece vorrei preservare la “meraviglia” per una stagione differente come forma di un sentimento privato, capace di rallentare il nostro passo affrettato davanti a quei luoghi capaci di accoglierci e di offrirci occasione di legame con quella terra, le sue comunità e le sottili memorie che ancora sopravvivono al consumo del presente. Ogni città o villaggio nel mondo possiede luoghi capaci di suscitare questo sentimento, e non si tratta unicamente dei suoi monumenti stellati, ma di quella somma di occasioni che s’impigliano nel nostro cuore e nei sensi tutti, facendoci intuire che quella sensazione che proviamo ha un valore profondo che è importante ascoltare.

Il sentimento della meraviglia ha a che fare con una relazione innamorata con la realtà e quello che ci offre in ogni momento. La meraviglia ci obbliga quindi a capire le ragioni di quella emozione, a trasformarla poi in ragione e parole che andranno a nutrire una narrazione ancora più vasta e che diventa il vissuto simbolico su cui ogni comunità costruisce i suoi valori.

La meraviglia non è però un sentimento passivo. Non è l’estasi mistica che ti annulla nella luce del divino, ma è piuttosto quella condizione privata che ci porterà a prendersi cura di quel luogo, per gratitudine, per senso di appartenenza e perché aiuterà a tramandarlo alle prossime generazioni.

- Luca MolinariUniversità degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli"