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Maximin

Qualche giorno fa David Geffen, noto media mogul hollywoodiano, ha postato su Twitter una foto del suo super panfilo al largo delle isole Grenadines, ai Caraibi. Spiegava ai suoi followers che quella era la sua quarantena, e invitava tutti a ‘stare a casa’. A qualche giorno di distanza, un’altra foto: tanti homeless stesi, ciascuno nel suo riquadro ‘per mantenere le distanze di sicurezza’, in un parcheggio di Las Vegas. Probabilmente è questa la ‘casa’ che tocca loro in una circostanza del genere. Uno dei più grandi filosofi politici del novecento, John Rawls, coniò un termine: maximin: il livello di giustizia di una società si valuta guardando alla condizione di chi sta peggio. Tanto meglio sta chi sta peggio (maxi-min), tanto più giusta è la società. Quello che vediamo accadere negli USA e in tante altre parti del mondo in questi giorni è, in una prospettiva rawlsiana, la prova di una profonda ingiustizia, in cui il pubblico interesse si trasforma in conta astratta dei morti: se moriranno meno di cento, duecentomila persone vorrà dire che ‘avremo fatto bene’. Quella macabra conta sarà alimentata soprattutto dai più fragili, e da operatori sanitari consci della loro missione sociale. Quello che ci sta insegnando questa terribile tragedia è che o saremo in grado di creare una società capace di riconoscere e tutelare realmente il valore della vita umana, o rischieremo di mettere in pericolo i fondamenti stessi del nostro ordine sociale. In un momento come questo, chi sta tenendo in piedi la società sono lavoratori che faticano a raggiungere il salario minimo orario. Traiamone le conseguenze.

- Pier Luigi SaccoIULM