Luogo comune
È luogo comune – da Superman a Independence Day – che quando arriva l’apocalisse a salvarci ci pensa l’America. Ora o non è ancora arrivata l’apocalisse, o i luoghi comuni sono da rifare.
I luoghi comuni pandemici sono questi singoli appartamenti in cui non avevamo mai passato tanto tempo, in cui ci siamo ritrovati incastrati con finestre troppo piccole e soffitti troppo bassi.
Ne usciremo cercando nuove case, che abbiano almeno un balcone.
Ne usciremo sapendo che sì, avremo sempre una grande famiglia di amici e parenti, ma che il nucleo della nostra famiglia, l’essenziale, è quello che ha condiviso con noi quel luogo in questo tempo, o che ne è rimasto fuori per dolorosissimo sbaglio.
Ne usciremo lasciando indietro amanti o andando a vivere con loro, tornando a vivere coi nostri genitori o da soli, o fondando affollate comuni.
Usciremo dai vecchi luoghi comuni pur di non lasciare mai più a qualcun altro il potere di separarci o tenerci assieme.
Ed è in questo luogo comune grande quanto il mondo, fatto di tutte queste case tenute insieme dalle stesse regole e confini, che dobbiamo restare se vogliamo uscirne.
Là fuori ci aspetta uno spazio immenso e vuoto come una pagina bianca, fatto di strade silenziose e ferme in cui torneremo. Il più grande luogo comune da riscrivere, ripopolare, calpestare, ballare, suonare, correre, volare, toccare.