L.

Lentezza

Ecco. È arrivata all’improvviso. Sopra di me, sopra di noi. E ha invaso tutto il mio tempo. Il nostro tempo. Non mi sono ribellata, per una volta!

Ho visto e udito in modo aumentato, senza bisogno di tecnologia. Sarà un caso che nella parola lentezza sia compresa la parola lente?

Ho avuto il tempo di osservare dalla finestra, in continuità, con commozione, le gemme dell’ippocastano farsi foglie e coni di fiori. Con lentezza programmata, prima si sono aperti i petali dei palchi inferiori dell’inflorescenza, poi con ordine, sono sbocciati gli altri, via via fino alla cuspide. Poi sono arrivate le api e hanno lavorato con diligenza e costanza per tutte le ore della luce, e i pistilli dei fiori fecondati hanno cangiato il colore.

Lentezza era entrata anche nei miei bioritmi quotidiani, nelle mie fluide azioni, pensate e motivate.

Come la linea d’ombra nel cortile – che già mi colpiva nelle domeniche della mia infanzia – che si sposta lentamente rendendo consapevolezza del tempo e della stagione che si evolve, con lentezza, i sensi tesi come vibrisse, ho percepito i segni delle cose che ruotavano, ed io con loro, nell’ordine cosmico dei corpi nell’universo.

In ogni giorno, o attimo, liberato dalla necessità di correre riecheggiano dall’interno pensieri e colori.

- Luisa GibelliniLessico del VillaggioOvestLab / Periferico / MOP-Modena Ovest Pavillion