Innovazione
Innovazione è sempre stata sinonimo di avanguardia, novità, competizione e sicuramente di futuro.
Eppure, se l’innovazione tradizionale ha da sempre implicato una corsa sgomitata per arrivare primi al podio, quella pandemica richiama unione, solidarietà e resilienza. L’open source e il libero utilizzo degli ingegni altrui sono spada e ascia per sconfiggere insieme il virus.
Anche l’avanguardia innovativa sembra aver cambiato aspetto. Niente più pezzi ex novo di alta tecnologia, ma si punta sulla reinvenzione di ciò che già si ha a disposizione. In mancanza di risorse, occorre fare di più con meno per aiutare e così, una maschera subacquea può diventare un respiratore da terapia intensiva, la carta forno una mascherina e la plastica di una bottiglia una visiera da maschera facciale.
La novità c’è e non è dirompente come prima. Produttori di lusso sono diventati produttori di articoli e dispositivi sanitari, riconvertendo la loro produttività per supportare l’emergenza. Se prima però riconoscevamo i grandi marchi guardando gli abiti da passerella, adesso mascherine e tute non portano nessuno logo, perché questo tipo di innovazione non ne ha bisogno.
In questi tempi il paradigma innovativo si è rivoluzionato; non si guarda più con interesse a settori capital intensive, ma si cerca di investire quelle poche risorse rimaste a disposizione in settori strategici per guarire il presente e rilanciarlo più forte di prima attraverso una “nuova innovazione” del futuro.