Inatteso
Ogni mattina mio figlio di tre anni e mezzo si affaccia alla finestra. Sto guardando il mondo, mi dice.
Probabilmente ha bisogno di capire che il mondo continua ad esserci la fuori. Che i gatti continuino a camminare sui tetti, la luce ad entrare dalle finestre, il vento a soffiare forte. O semplicemente aspetta che qualcuno attraversi la strada per dargli il buongiorno.
Nella routine quotidiana di cartoni, costruzioni, giochi e attività più o meno programmate, l’imprevisto gioca un ruolo dirompente, spezzando il ritmo ordinario.
I tempi lenti e ripetuti della quarantena ci consentono di ampliare l’ascolto dell’inatteso, ci inducono a dare maggiore attenzione a cose che fino a poco fa non avremmo avuto modo e tempo di ascoltare. Progettare, pianificare e programmare dopo la quarantena potrebbe voler dire darsi maggior tempo per ascoltare l’inatteso, accogliere il caso e l’incontro nel nostro metodo. Il virus stesso, inatteso e imprevedibile, ha frantumato tutti i nostri programmi di vita e di lavoro.
Dunque dovremmo essere più coscienti della fragilità dei nostri piani e consapevoli della possibilità di cambiarli in base ad una suggestione inattesa, ad un incontro, ad una collaborazione nuova.
Che il mondo entri dentro i nostri progetti quanto noi vorremmo che i nostri progetti entrassero nel mondo.