I.

Imprevisto

Nel mondo pre Coronavirus – perché ormai bisogna che impariamo a considerarlo in questi termini -tutto era considerato urgente. Pertanto non c’era mai il tempo di una tregua, di riflettere sulle cose, darsi un margine per capire o ponderare meglio qualsiasi decisione. Stavi male? The show must go on. Un problema familiare? The show must go on. La vita, le persone, la società andavano avanti senza di te. Non c’era tempo per qualsiasi imprevisto. Non c’era tempo per un pranzo senza una telefonata di lavoro, per una domenica senza due telefonate di lavoro, un giorno di festa, perché tutto andava afferrato, processato, smaltito in maniera veloce, performante. Oggi siamo di fronte ad un maxi imprevisto. Un evento di dimensioni talmente colossali da rendere ininfluente tutto ciò che per noi era improrogabile. E poi a un certo punto salta fuori che di improcrastinabile c’è solo la vita. Nel mondo post Coronavirus, che spero si affacci ai nostri orizzonti al più presto, sogno una nuova salvaguardia della dimensione umane e degli spazi di concentrazione, introspezione e meditazione: per essere persone più consapevoli, più preparate, più riflessive e, magari, con qualche bella idea in più.

- Santa NastroArtribune