Fuori
Fuori. Una parola che può assumere sapori e tonalità differenti: sortita, transizione, esclusione, ma anche scoprire e scoprirsi, estroversione, esplorazione, follia. In questo momento che stiamo vivendo, il “fuori” subisce variazioni tonali, raggiunge livelli maggiori di saturazione, nuove sfumature ne arricchiscono lo spettro.
Il confine fisico e spaziale tra il dentro delle nostre dimore e il fuori del mondo diviene imposizione condivisa e convissuta; diversamente, la volontà di varcare la soglia tra l’interno e l’esterno, tra noi e gli altri, genera nuove modalità, riscopre potenzialità; si innova, si rinnova.
E, cosí, un balcone diviene un palco, o una tribuna.
Il “ciao” al vicino che non avevi mai salutato, mentre getti l’immondizia, suona come una dichiarazione di fratellanza, letta in uno sguardo più intenso del solito.
I background in una videochat, non più filtri per nascondere l’intimità della propria stanza, ma uno sfoggio di personalità, o un tentativo di evasione.
Quel post sul social media, senza cappuccini fotogenici, ma con pezzi di te su un piatto d’argento.
Finestre che si aprono con un pensiero, e si chiudono con un click.
Porte che continuavamo a tirare, ma forse bastava appoggiarsi un poco per aprire.
E cosí, andiamo fuori.