Frontiera
La frontiera sta mutando di segno, in questo tempo nuovo, sposta e modifica il concetto di spazio pubblico e privato, rimette in questione l’idea di famiglia, nucleo, comunità. Sposta e modifica il concetto di cura e quello di contatto, istituendo una limitazione del tutto inedita, quella tra i corpi.
Frons frontis, fronte. Ciò che di un corpo segue lo sguardo, primo contatto di specie.
Nella definizione di Frontiera, in fondo alla pagina del dizionario, si trova un uso del tutto specifico e particolare della parola: c. In matematica, si chiama punto di frontiera di un insieme I un punto nell’intorno del quale cadono sia punti dell’insieme sia punti non appartenenti all’insieme.
In un punto di frontiera, dunque, vengono a condensarsi due spazi apparentemente distinti: il dentro e il fuori, ciò che appartiene e ciò che è distinto, la parte del tutto e ciò che le è estraneo.
E se questo tempo sospeso, eccezionale, potesse compiere questo strano rito di condensazione, continuando la sua meticolosa opera di trasformazione delle frontiere, e lasciarci un domani dove le linee, i confini, siano non più diritte, parallele, distinte, ma punti, condensazioni, luoghi imprevisti dove ciò che un tempo era considerato dentro e fuori, sono d’improvviso indissolubilmente interconnessi.
Un tempo in cui l’evidenza di come la prefigurazione utopica di un domani multiculturale sia già in atto. Di come scorra nelle vie della nostre città, dei nostri quartieri, negli occhi e nelle lingue di coloro che lo abitano, nelle cuffie appoggiate alle orecchie, negli immaginari.
Ovunque.