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Domicilio

La parola che ho scelto è piena di numerose sfaccettature e contrasti per me in questo periodo.

Domicilio è il giaciglio che accoglie chi è fortunato ad avere una casa e può rimanerci.

Domicilio è la “spesa a domicilio” che ci espone a questo stare dentro e farci aiutare da chi lavora fuori.

Domicilio diventa il luogo di lavoro. Si rimanda in questo caso sia a una commistione e confusione del piano personale e di quello lavorativo sia a un tentativo di innovazione (smartworking).

Domicilio espone ciascuno di noi alla riflessione legata al diritto alla casa.

Domicilio non è il luogo di lavoro in cui però ci si vorrebbe rifuggiare. Mi riferisco ai lavoratori del commercio dei servizi essenziali, al personale sanitario, a chi si prende cura degli altri, alla produzione industriale a tutte le attività ancora attive. All’amarezza, alla paura che questa condizione può suscitare nell’animo dei lavoratori e delle rispettive famiglie.

Domicilio si rivela l’incubo della violenza domestica. Restare a casa, molto poche le vie di scampo.

Domicilio è il luogo dello sport, della lettura, dell’ascolto attivo della musica, dei film, della riscoperta più attenta e profonda degli affetti, delle esigenze di tutti, del ripensamento della propria vita; domicilio è la pausa.

- Valentina Torcello