Disobbedienza
Siamo cresciut_ praticando e nutrendoci di culture e sottoculture in cui la disobbedienza era uno dei dispositivi necessari per crescere, per mettersi in connessione con altre persone, per creare gli anticorpi sociali, per preservare le nostre biodiversità. Oggi siamo finit_ in un tempo dove per preservare le biodiversità nostre e degli altri, dobbiamo fare qualcosa di molto simile all’obbedire -all’istanza di isolamento, ai 200 metri attorno a casa (per chi ha casa), al non passeggiare…
Lo abbiamo capito in fretta. Ma come ci risuona dentro questa nuova forma sconosciuta dell’obbedire a qualcosa che ci sembra andare oltre il diktat politico? Cosa sostituirà quella sacra disobbedienza-di-fuoco-dentro che abbiamo praticato sempre, quella che ci ha tenuti vivi e vive, quella che ci ha fatto riconoscere tra noi al primo sguardo, quella che ha preservato-nutrito-coltivato le nostre (e altrui) biodiversità? Cosa ne sarà di quella disobbedienza lì, che in altri casi ci avrebbe riunito e stretto i corpi ancora e ancora anche sotto questa nuova stella apocalittica o quello che è? Cosa ci succede dentro quando è l’obbedire che diventa preservare l’altro e come risuonerà in noi domani? E ancora, sarà questo il tempo anche per declinare diverse forme di disobbedienza utile a noi e agli altri, come prima?