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Corriere espresso

Il distanziamento sociale cambia la percezione dello spazio: così, anche ricevere un semplice pacco prende un nuovo significato. Nel mondo prima di COVID-19, i corrieri espressi erano entità misteriose e sfuggenti, spesso visibili solo attraverso “avvisi di tentata consegna” lasciati frettolosamente di fianco al portone di casa. Bisognava aspettarli al varco, talvolta prendendo un permesso dal lavoro, oppure chiedendo per piacere al vicino di accettare la consegna al posto nostro. In tempo di pandemia, invece, il corriere arriva, suona il campanello, e ci precipitiamo subito alla porta. Nello spazio di quei dieci passi prima di aprirla, alcuni pensieri sono inevitabili:

“Avrà la mascherina addosso?”

“Se mi chiede di firmare, lo faccio?”

“Quanti ammalati avranno tossito addosso a questo povero corriere?”

“Ne valeva proprio la pena di ordinare centocinquanta mascherine da Shenzhen in Cina?”

E, alla fine, non è un pacco di Amazon quello appoggiato davanti alla nostra porta, ma una cassetta di bottiglie di vino spedite da una persona cara e lontana. Da bere alla nostra salute, e pure a quella del corriere espresso.

- Gabriele Ferri