Contadino
Il mio amico Federico Martinelli è un contadino. Conduce tre ettari di terra e 1.300 metri quadrati di serre, in Lucchesia. La sua azienda agricola è certificata per l’agricoltura biologica e biodinamica.
Da marzo ha interrotto le forniture ai ristoranti, ma in tanti vanno allo spaccio per acquistare cassette di stagione, verdure appena raccolte. Ad aprile sono una decina le varietà tra cui scegliere (carote, patate, insalate, barbabietole, cardi, cicoria, radicchi, porri). In un anno, invece, sono quasi 70 quelle che si avvicendano nella terra.
Col suo lavoro Federico permette a centinaia di famiglie di evitare i supermercati, e di acquistare cibo di qualità. Superata l’emergenza sarà necessario tornare a discutere del ruolo del contadino nella società: l’emergenza aiuta a capire l’importanza di questa agricoltura, di coloro che – spesso in territori considerati marginali – si dedicano a una produzione «non specializzata», termine che non indica scarsa competenza o minor qualità, ma ci dice che tutta la superficie aziendale non è concentrata in una o due colture.
Oltre dieci anni fa in Italia è stata avviata una campagna popolare per una legge sull’agricoltura contadina. Alcuni testi sono in Parlamento. Devono essere discussi, vanno riconosciuti i contadini – chi vive un attaccamento speciale e una naturale interdipendenza con la Madre Terra – e il loro ruolo.
Quest’Italia non può permettersi di perdere «un’agricoltura che conserva la molteplice diversità di paesaggi, piante e animali; che mantiene vivi i saperi, le tecniche, i prodotti locali e popolate le campagne e la montagna.