C.

Confusione

Un tempo dominio quasi assoluto del campo semantico dei problemi, la confusione era attribuita pressoché solo alle situazioni di scarsa chiarezza, caratterizzate dall’impossibilità di trovare il bandolo tra troppe matasse, di intravedere la luce in atmosfere appannate, di distinguere gli elementi in disordinate miriadi: insomma, qualsiasi fosse la questione, dall’impossibilità di capirci qualcosa.

Ma oggi della confusione ci manca, al contrario, l’aspetto gioioso e chiassoso della sregolata moltitudine. Il valore intrinseco di essere in tanti, così tanti da non avere più bisogno di capire necessariamente tutto, di distinguere con precisione il momento in cui finisce l’io e comincia il noi.

Il lusso di con-fondersi con l’altro, insomma, la relazione che non necessita di precauzioni, l’oblio momentaneo del proprio limite, la vertigine dello sconfinamento.

Oggi siamo imprigionati nella ripetizione ossessiva, ciascuno del proprio solipsistico racconto quotidiano, e non per tutti è un racconto felice. Bisogna quindi ripensare alla con-fusione come opportuno smarrimento, come igienico detour dalla schiavitù del sé, come rituale del ricordo della sacralità del collettivo.

- Rossella FerorelliSMALL - Soft Metropolitan Architecture & Landscape Lab