C.

Comunità

Comunità ibride di luogo.

Individualizzazione, virtualizzazione e diffusione del controllo sono tendenze in atto da tempo e che, malgrado si dica che nulla sarà più come prima, la  crisi del Covid-19 rafforzerà. Il risultato è che, se null’altro succede, in nome di questa comodità, la società continuerà la sua marcia verso l’auto-scioglimento in una miriade di individui tanto connessi quanto soli.  Per cui la domanda è: può succedere, sta succedendo qualcosa d’altro?

C’è chi si è organizzato per aiutare anziani o persone in isolamento. Ci sono enti pubblici e associazioni di volontariato che si sono coordinati localmente. Ci sono negozi che hanno mandato la spesa a casa a chi non poteva muoversi. Ci sono librerie che hanno supportato attività culturali locali … sono tutti esempi di una socialità senza contatto, che però risolve problemi utilizzando la rete e la prossimità fisica. Una socialità che coltiva una rete di relazioni che, dopo la crisi, potrebbero evolvere in comunità di luogo capaci di vivere e rigenerarsi in uno spazio fisico e digitale. Comunità che, proprio in virtù di questa loro natura ibrida e localizzata, potrebbero conferire coesione e resilienza al sistema sociale più vasto di cui sono parte. 
L’ipotesi di lavoro che ne discende è questa: l’obbligo di stare a casa e la spinta a fare tutto il possibile online che l’emergenza Covid19 porta con sé, genera un sistema di relazioni digitali che, ad emergenza virus finita, potrebbe essere capace di evolvere e trasferirsi nel mondo fisico.  Perché ciò avvenga occorre però che le relazioni coltivate nello spazio digitale si riferiscano a un gruppo definito e localizzato di interlocutori. Un nuovo tipo di vicinato: una comunità ibrida di luogo.

- Ezio Manzini