C.

Chiamata

Dal verbo CHIAMARE, la cui radice etimologica conduce al latino clamare “gridare, proclamare” e a quella indo-europea “risuonare”, portandoci così a rimandare tale espressione a emozioni, sensazioni e desideri nuovi o sopiti dalla quotidianità di una vita frenetica e in continuo movimento. Ora, nell’intimità domestica, vogliamo riscoprire e riutilizzare il suo significato basilare per far risuonare la nostra forza di comunità, per gridare al mondo o al vicino di casa “ce la faremo”, per mostrare decisioni lavorative personali alle persone a noi più prossime.

Vogliamo proclamare che non ci stiamo fermando, trovare una normalità nell’eccezione e restare vicini. Come? Semplicemente con una “chiamata” (o videochiamata o conference call o webinar). Termini che continua a risuonare nelle nostre menti, assumendo un valore ancora più identitario quando si associano gli sforzi richiesti per superare la pandemia alla “chiamata alle armi” dei periodi di guerra.

Un invito a comunicare, dialogare, creare legami e connessioni con le persone che fanno parte delle nostre comunità; un appello ad abbandonare la propria dimensione per stabilire rapporti, personali o collettivi, per riprogrammare le nostre realtà, per ridefinire equilibri e immaginare come vivere il domani. Un meccanismo potente, capace di innescare reciprocità ed empatia, di introdurre la sensazione di appartenenza a un gruppo, sia esso costituito da amici, famigliari o concittadini.

Sentimenti fondamentali nei processi di trasformazione e rigenerazione urbana per condurre alla formazione di collettività attive e resilienti.

- Giulia Garbarini & Giulia GiglioAGO architects