Casa
La dimensione globale delle relazioni interpersonali, indifferentemente affettive o professionali, nonché la facilità (ed economicità) degli spostamenti nazionali e sovranazionali ha reso – negli anni – alquanto liquida la nozione ed ambigua la percezione di “casa”. In Italia poi – Paese ancora caratterizzato da consistenti movimenti migratori, soprattutto da sud verso nord – tale percezione è vieppiù sfumata, se non collegata all’ulteriore concetto di “famiglia”, fortemente radicato nella cultura (finanche giuridica) italiana.
Le misure restrittive che hanno costretto a limitare fortemente la libertà di circolazione stanno inducendo un recupero del concetto (originario?) di casa: il luogo del “buen retiro”; dell’esercizio della autonomia individuale ma, anche, della quotidiana condivisione affettiva; il luogo in cui si radicano le radici “proprie” di ciascuno (i.e. “mettere su casa” come metafora della raggiunta autarchia personale).
Che ci si trovi in famiglia o da soli, la casa è tornata ad essere un luogo che protegge e da proteggere; e così – anche – da assicurare a tutti, in virtù del principio di solidarietà (cfr. art. 2 Cost.) perché “rifugio”: si pensi alle recenti iniziative di comodato d’uso di appartamenti sfitti per gli homeless.
La casa è oikos/locus per eccellenza. Di nuovo.