Bellezza
Bellezza democratica. Lascio il tepore dell’acqua calda e osservo il tappetino della doccia: è grigio, scuro, di spugna. Non me ne ero mai curato. E’ un rettangolo di circa un metro per settanta centimetri con due frange di fili grigi di cotone appena consumato. Da quando non esco da casa vivo un tempo senza ritmo e tutte le cose che mi stanno intorno sono importantissime per me. So che posso comprare solo cibi, medicinali, forse detergenti o disinfettanti . Poi devo usare quello che è in casa e che , come in un lampo, si è solidificato. Tutto diventa importantissimo attorno a me; scopro tanti oggetti e li guardo con il microscopio dell’immaginazione. I miei sensi si dilatano. Dispongo sul tappeto con meticolosa cura il contenitore di plastica semivuoto del bagnoschiuma , lo spray per la barba, così bello con la sua testa come quella di un abito talare, il rasoio color acciaio e blue elettrico, la colonia verde e la sua boccetta a forma di pigna , il deodorante e lo shampoo dal meraviglioso color rosa. Asciugo gli occhi dalle gocce di vapore e, tra le nubi, nel mio bagno, il tappetino si trasforma nella base di una città inesplorata. Mi stendo a terra come un lombrico, esploro le vie, grigie di asfalto, tra questi grattacieli colorati. Non mi sono mai sentito così limitato. Non sono mai stato tanto in grado di immaginare architettura e bellezza. E’ la mia bellezza democratica, teorizzata per tanti anni, che aggi ha voluto accarezzarmi per non lasciarmi solo davanti a alla paura.