B.

Bar

Riordinando la libreria in questo tempo strano e a volte noioso, ho “ritrovato” (perché, a dire il vero, pensavo di averlo regalato a una cara amica adolescente) Bar Sport di Stefano Benni, autore che meriterebbe riconoscimenti maggiori e di più ampio respiro rispetto a quelli che ha ricevuto finora. Ho pensato subito che fosse una bellissima idea rileggerlo ora, che i bar sono chiusi, purtroppo, e non si può uscire.

Così ho piacevolmente trascorso il giorno di Pasquetta nel microcosmo di Bar Sport. Che è il bar per eccellenza, il tipico baretto di quartiere o di paese dove non si mangia quasi mai perché la bacheca con le paste è puramente scenografica, dove “si cazzeggia”, dove si incontra uno scemo “di ottima qualità” e l’innamorato della cassiera, dove il tecnico, comunemente chiamato “tennico”, ha il suo ufficio. Il tecnico è l’asse portante di ogni discussione e, tra i personaggi accuratamente descritti dalla voce narrante, è il più spassoso. «Di cosa parla un tecnico? Di calcio, di sport in genere, di politica, di morale, di macchine, di prezzi della frutta, di diabete, di sesso, di cinema, di spionaggio. In una parola, di tutto. Quale sia l’argomento trattato, il tecnico lo conosce almeno dieci volte meglio dell’occasionale interlocutore.»

Per i nostalgici, come me, dell’atmosfera del bar consiglio Barbarisms di Giancarlo Norese, una collezione caotica di foto di bar, esteticamente fuori dal tempo ma socialmente utili per la sopravvivenza quotidiana, nei quali appena aperta la porta il barista dietro il bancone ci guarda e sorride.

- Cecilia Guida