Aria
L’aria occupa la maggior parte del volume dei luoghi che abitiamo; per poter sopravvivere dobbiamo respirare circa 11520 litri d’aria al giorno. La presenza di questa sostanza rarefatta, invisibile e dispersa che oltrepassa le frontiere tra corpo e spazio e che trascende qualunque idea di scala, avvolgendo l’intero pianeta e nutrendo ogni singola cellula del nostro corpo, è talmente scontata da passare inavvertita.
La mobilità aerea del COVID19 ha reso improvvisamente complicato il nostro rapporto con l’aria. Pochi centimetri d’aria possono diventare il veicolo attraverso cui il virus si trasmette da persona a persona . Dobbiamo interporre almeno 1 metro d’aria di distanza tra noi e gli altri e proteggerci con dispositivi come le mascherine. Il sistema sanitario ha bisogno di respiratori e colossi produttivi come la Mercedes hanno iniziato a produrre dispositivi CPAP (Continuous Positive Airway Pressure).
La quarantena obbligatoria ci ha reso consapevoli dell’enorme differenza fra la qualità dell’aria chiusa delle nostre case e l’aria aperta di strade, piazze, parchi. Chiunque, come i carcerati, reclama il suo diritto a un’ora d’aria e quelli che hanno avuto piú difficoltà ad ottenerlo sono i bambini, a cui nessuno dà voce e che nessuno ascolta.
Nel frattempo l’aria inquinata delle grandi megalopoli cinesi, della megalopoli padana, di metropoli come Roma o Madrid è diventata improvvisamente pulita per la brusca interruzione delle attività umane. La qualità dell’aria che entra dalle nostre finestre è migliorata.
E se riflettessimo sul fatto che i luoghi, prima di tutto, si respirano? E se iniziassimo a prenderci cura dell’aria?