A.

Argilla

Come stai, ora e qui?
C’è silenzio. Un silenzio così silenzioso che quando il mio animale sociale parla con la mia solitudine sento pure cosa si dicono.
Parlano. Dialoghi a rompere il silenzio.
Quindi il rumore. Quello della vita. Che vive.
E allora ti senti collegato.
Sei online.
Ti fa stare bene.
Solo in una stanza, sì, ma non ti senti solo. Perché sei nella rete, nel web.
Ti senti comodo, adagiato galleggi sul tuo divano di etere, fatto su misura per te.
Tu, nucleo nel tuo atomo.
Mentre una talpa in giardino scava gallerie, tu fai lo stesso: crei connessioni.
La talpa ha vista debole. E tu? Tu vedi l’altro? E a te? Chi ti vede?
Apri gli occhi.
Apriamo gli occhi.
Non ci sarà nessun altro finché non vorremo vederlo.
Solitudini dal retrogusto narcisista.
Ora chiudi gli occhi.
Ascoltati.
Senti l’aria che entra e l’aria che esce.
La fibra nel muscolo.
Senti i piedi scalzi poggiare per terra.
Lo senti il terreno?
È argilla. Affonda i tuoi piedi.
Tutt’uno con le caviglie.
Radici.
Ogni radice ha la propria storia.
Le tue radici incontrano le radici di un altro, di altri. Di tua madre, di tuo padre, dei tuoi fratelli, di tuo figlio, del tuo vicino, del tuo nemico, del tuo salvatore.
Puoi essere una briciola atomizzata in terra arida.
Oppure duttile, versatile, adattabile e riadattabile, puoi essere l’argilla, fertile.
Scegli.

- Martina RanioloREMS Caltagirone