A.

Aree interne

Invertire lo sguardo. Osservare le aree interne non dalle città. Semmai, guardare l’intero paese a muovere dai suoi margini. Come (i) partigiani, pensare l’altura, la vista da(l) fuori, la prospettiva dall’alto come una straordinaria risorsa tattica e opportunità strategica. Concettualizzare la rarefazione – di uomini, di cose, di norme, di dover essere economici e sociali – non come un limite e un difetto, ma come un’incredibile chance, rispetto al troppo pieno dei bloccati spazi metropolitani, per provare a riarticolare e ricomporre in modo culturalmente inedito e maggiormente libero questioni decisive: l’interazione responsabile e creativa con l’ambiente, l’utilizzo consapevole delle risorse e delle eredità, un’economia legata allo sviluppo dei bisogni e dei desideri delle persone, un’idea nuova di welfare e di innovazione tecnologica e sociale. Uno spazio di sperimentazione, insomma, per provare a prefigurare e praticare una nuova economia fondamentale, e dal quale poi tentare di riconquistare l’intero paese. In fondo, le aree interne sono come la tabellina del Gioco del 15. Solo che non manca solo la casella del 16, ma anche quella del 15, del 14 e del 13. E questo, se sappiamo vederlo, può permettere mosse del tutto spiazzanti.

- Antonio De Rossi e Laura Mascino