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Appennino

L’Appennino non è solo una catena montuosa. Prima delle autostrade, era il passaggio obbligato per chiunque volesse raggiungere il Tirreno dall’Adriatico, l’Adriatico dal Tirreno. Si misurava con l’Appennino anche chi dall’Italia peninsulare volesse raggiungere quella continentale, la Pianura Padana. Il crinale rappresenta da sempre una porta e un punto d’incontro: l’Appennino è un ponte sull’Italia, in cima a sentieri e tornanti.
Oggi l’Appennino e le sue aree interne possono rappresentare il laboratorio di una nuova Italia, a patto che il Paese sappia rispondere all’esigenza di intervenire sulle disuguaglianze territoriali e garantire adeguati servizi di cittadinanza. Quelli necessari a rafforzare le maglie di una società ancora viva, su una dorsale che interessa ben 2.157 Comuni (e cioè il 27% dei Comuni italiani), in un territorio dove vivono 10,4 milioni di abitanti, il 17% della popolazione italiana, lo stesso numero di 25 anni fa grazie al contributo di 663mila immigrati.
E se ripartissimo da qui? Dalla via Salaria e dal Passo dell’Abetone. Dalla Flaminia e dall’Appia, che attraversa Tricarico, il paese del sindaco-poeta Rocco Scotellaro. Che ha scritto: “Lunga strada seppur deserta | dove puoi menarmi non vedo | punto d’arrivo. | Scordarmi i vivi per ritrovarli | con tutto il peso che mi porto | della vita che m’è nata | i fiori son cresciuti la luce li accende. | Sradicarmi? la terra mi tiene | e la tempesta se viene | mi trova pronto. | Indietro | ch’è tardi | ritorno | a quelle strade rotte in trivi oscuri”.

- Luca Martinelli