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Antidoto

La parola antidoto esiste da millenni. Da sempre è associata a veleni, laboratori e farmaci. L’antidoto però è, come direbbe Forrest Gump, ciò che l’anti-doto fa: dato-contro un particolare male, ha l’obiettivo di neutralizzarlo.

Oggi siamo alla ricerca di un “antidoto” che ci permetta di neutralizzare lo sconforto di questo periodo, per pensare al futuro con una nuova spinta di cambiamento.

C’è chi nella propria casa si sta dedicando al giardinaggio, allo yoga o alla cucina oppure investe il tempo per imparare cose nuove, attraverso il fai-da-te o con corsi online.

La costrizione domestica ha talvolta stimolato la nascita di nuove relazioni tra vicini di casa e abitanti del quartiere: scambi di cibo tra una pastiere appena preparate e piantine di basilico, illustratori che disegnano playground per i bambini nei cortili, “Signora, se ha bisogno le compro io la mascherina”, volontari che portano la spesa a casa degli altri in bici… E ci si inizia a domandare se nel futuro saremo in grado di far crescere queste relazioni e trasformarle in comunità collaborative. Oggi mettiamo a disposizione degli altri il nostro tempo e la cura: chi si è fermato o ha rallentato ne ha riscoperto il valore e l’importanza, dalla dimensione privata a quella più sociale.

Qual è il vostro “antidoto”?

(Illustrazione di Stefano Capodieci)

- Rita Cararo e Matthew EarleKallipolis