Alleanze
Quello che chiamavano fino a non molto tempo fa normalità di normale non aveva niente. Abbiamo pascolato negli ultimi quarant’anni in un mondo fatto di guerre, fili spinati, razzismi incrociati, muri. Anni caratterizzati da sangue, stupri, sofferenza, egoismi. Ogni tanto qualcuno si commuoveva per un bambino esanime riverso sulla spiaggia o per un bracciante bruciato vivo nella baracca fatiscente in cui lui, lavoratore senza diritti, era costretto a vivere. Abbiamo chiamato normalità il lavoro precario, il maschilismo, l’odio in politica. Abbiamo chiamato normalità i soprusi e i diritti di cittadinanza negati. Abbiamo vissuto in un mondo patriarcale e neocoloniale. In un mondo dove i morti e i vivi sono stati sistematicamente violentati. E dentro queste contraddizioni si è infilato il coronavirus e infilandosi ha letteralmente rovesciato il tavolo. Ora lo vediamo tutti che la nostra normalità era costruita a scapito di altri. Costruita sul dolore. Ecco perchè servirà nel futuro costruire più alleanze. Si dovrà infatti instaurare nel futuro aleanze tra i popoli, le persone, i sistemi. Non possiamo pensare di uscirne fuori con l’egoismo “normale” del mondo occidentale prima del virus. Per questo servono oggi più che mai forme di liquidità diretta alle persone, come l’universal basic income (redditto universale di base) o pensare di togliere il viaggio ai trafficanti di migranti, per far venire le persone in modo legale. Alleanza significa costruire una rete diplomatica, ma anche una rete culturale/sociale per dare alle nostre città una speranza per un futuro prossimo. Alleanza è anche quella che noi nel nostro piccolo dovremo instaurare con il nostro prossimo, scambiandoci parole, idee, futuro. Per costruire una normalità di cui andare fieri e che non gravi più sulle spalle di nessuno.