Zoo
Tre lettere con l’altro mondo dentro e il nostro mondo fuori.
Ho passato la mia infanzia con almeno una visita settimanale allo zoo e ho sempre pensato a “cosa vedessero gli animali reclusi in quelle microscopiche gabbie”
Di quegli animali ricordo gli odori, i suoni, i gesti troppo corti, ovviamente le sbarre ma soprattutto gli OCCHI.
Li dentro c’era il SELVATICO, terribilmente ben definito, inscatolato, confezionato, tassonomizzato, catalogato e immobile. Erano finestre, chiuse ma aperte su LA NATURA prima di noi.
Mai avrei immaginato che un giorno quasi tutta umanità avrebbe dovuto rinchiudersi per proteggersi da se’ stessa.
Di quegli esseri ricordo gli OCCHI. Emozioni infinite racchiuse in pochi centimetri tra un orecchio l’altro.
Ecco, se devo pensare a qualcosa che dovrà per forza cambiare sarà la nostra non abitudine a guardarci negli occhi, dovremo rendere inevitabile l’empatia visiva con gli “altri” e non potremo più accettare che ci siano “altri” abbandonati per le strade, sotto gli occhi di tutti ma invisibili e inauditi.
Non dovremo più concederci di non guardare negli occhi gli altri e di non farli entrare dentro di noi.
Se ci riusciremo saremo migliori.
Se non ci riusciremo saremo nel nostro Zoo per sempre e il cartellino giallo e nero con i nostri dati sarà la scarna e insufficiente memoria di chi siamo e da dove veniamo.
Credo che dovremo dedicare in tutte le nostre città nuovi spazi alla memoria della Natura, luoghi olfattivi, sonori, visivi, tattili nei quali i nostri bambini e cittadini possano “innamorarsi” della Natura come ho avuto la fortuna di poter fare io.
Il selvaggio è il nostro contenitore e noi siamo il contenuto.
Basta un piccolo filamento di RNA per ricordarci milioni di anni di evoluzione in poche settimane.
Con un colpo di tosse il nostro pianeta ci ricorda che il prefisso Zoo dovrà essere più integrato con quello Techno. La Tecnica è il nostro strumento evolutivo più strabiliante ma senza zoo non c’è techno e senza techno non c’è Homo.
Gli Zoo sono frame della Natura e non ne siamo i registi.